Premessa
La Vespa velutina, comunemente chiamata Calabrone asiatico, per distinguerla dalla Vespa orientalis nota come Calabrone orientale, costituisce una seria minaccia per tutta l’apicoltura italiana.
E’ un predatore la cui dieta è costituita in gran parte di api che caccia in prossimità dell’alveare. I danni non derivano solo dalle numerose bottinatrici predate ma anche dallo stress recato alla colonia che, sotto una continua predazione, azzera l’attività di volo e la deposizione delle uova, arrivando al collasso. La Vespa velutina è ormai diffusa in Liguria sulla riviera di ponente ed è stata individuata anche in Piemonte nella provincia di Cuneo.
Considerata la pericolosità della specie è assolutamente necessario cercare di individuare e distruggere i nidi e per far questo abbiamo bisogno della collaborazione di tutti gli apicoltori e non solo. Limitare la diffusione di questo insetto può voler significare la salvezza di molti apiari sul suolo toscano e nazionale.
Classe | Insecta |
Ordine | Hymenoptera |
Sottordine | Apocrita |
Sezione | Aculeata |
Superfamiglia | Vespoidea |
Famiglia | Vespidae |
Genera | Vespa |
Specie | Vespa velutina |
La Vespa velutina, come le api, è un insetto appartenente al genere imenotteri, un ordine di insetti molto vasto che comprende oltre 120.000 specie diffuse in tutto il mondo. Gli imenotteri si dividono in due sottordini: i Sinfiti, caratterizzati dall’avere l’addome unito al torace senza strozzatura, e gli Apocriti, sottordine a cui appartiene la velutina, con torace distintamente separato dall’addome.
La Vespa velutina appartiene alla famiglia Vespoidea (vespe e calabroni) e al genere Vespa che comprende due specie di calabroni molto simili per grandezza e morfologia alla velutina: Vespa crabro (calabrone giallo), comune in tutta la penisola, e la Vespa orientalis.
La Vespa velutina è lunga dai 19 ai 29 mm con un’apertura alare tra i 37 e i 49 mm.
Capo: la parte frontale di colore giallo arancio mentre la parte superiore, visibile se si guarda il calabrone dall’alto è di colore nero.
Torace: riprende il colore nero o molto scuro della parte superiore del capo.
Zampe: primo tratto delle zampe scuro, gli ultimi 5 tarsi (la parte finale degli arti divisi in piccole sezioni) sono di colore giallo
Addome: primi tre tergidi addominali sono di colore bruno scuro con il margine posteriore di colore giallo giallo-rossastro. Il quarto tergite è quasi interamente di colore giallo con all’interno un triangolino nero. La parte terminale dell’addome è di colore bruno rossastro.
Per queste caratteristiche, in particolare la sua colorazione, un occhio esperto può facilmente distinguere la V. velutina anche in volo
Differenze tra sessi (simili a V. crabro): solo femmine soo dotate di pungiglione, parte terminale addome, lunghezza antenne
Differenze tra caste meno evidenti: non differenze nel pattern di colorazione, differenze
dimensionali ma altamente variabile e grande sovrapposizione (Perrard et al. 2012)
Da non confondere con…
La Vespa velutina ha caratteristiche morfologiche uniche che rendono il suo riconoscimento immediato se si conoscono le differenze tra i vari vespidae.
Sicuramente le somiglianze più spiccate sono con il calabrone giallo Vespa crabro.
Vespa cabro ha:
• dimensioni maggiori
• testa torace e zampe tendono al bruno rossastro.
• addome con solo i primi due tergiti scuri, mentre i restanti sono di colore giallo con macchie scure.
• zampe sono interamente di colore scuro e non di 2 colori
• le antenne sono di colore bruno rossiccio.
Morfologia nidi
I nidi sono costruiti con cellulosa impastata alla loro saliva e si differenziano in:
nidi primari, osservabili a fine inverno – inizio primavera, sono di piccole dimensioni e abitati dalla sola regina o da pochi individui. Data la loro forma ridotta passano facilmente inosservati e possono trovarsi in zone riparate anche in contesti urbani (tettoie, serre, case). Possono essere distinti dai nidi del calabrone nostrano dal foro di ingresso piccolo molto diverso dal classico nido concavo “aperto” con le cellette in mostra del nostro calabrone. I nidi secondari, che si iniziano a vedere in estate sono nettamente più grandi e popolati e possono arrivare a contenere fino a 6000 esemplari. Questi nidi sono comunemente costruite sugli alberi ad altezze superiori a 5 metri; non mancano tuttavia nidi trovati nidi in prossimità del suolo ed in aree urbane.
Fine inverno -inizio primavera
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Estate: nascita operaie e
ingrandimento nido
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Autunno: max espansione nido
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Inverno abbandono nido
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Biologia
E’ un insetto sociale la cui colonia è formata da 2 caste: i riproduttori (regine e maschi) e le operaie che, come nelle api, sono femmine sterili. Contrariamente a quanto avviene nelle api, che vivono in società permanenti, i nidi delle vespe vengono fondati ogni anno a fine inverno – inizio primavera delle sole regine fecondate nell’autunno precedente. Le regine sono infatti le uniche in grado di svernare in luoghi riparati. A primavera le regine provvedono a costruire le prime cellette e ad allevare alcune operaie. Quando le operaie sono diventate adulte in alcuni casi viene scelto un nuovo nido e le regine si dedicano esclusivamente all’ ovideposizione, mentre le operaie provvedono a procurare il cibo, accudire le larve e ingrandire il nido. In tarda estate o all’inizio dell’autunno, la colonia raggiunge la massima grandezza ed alleva i maschi e le nuove regine che, dopo essere state fecondate, abbandonano il nido e cercano un riparo invernale.
Habitat e diffusione in Europa
L’habitat della Vespa velutina si estende per un’ampia area che comprende Cina meridionale, India, Indocina e Indonesia.
Dalle zone di origine questa specie è stata accidentalmente introdotta in Corea del Sud nel 2003 e in Francia nel 2005 nei dintorni di Bordeaux, attraverso un carico di vasi per bonsai di origine cinese. Dalla Francia, dove la diffusione di V. velutina è stata rapida arrivando a interessare a fine 2013 almeno 45 dipartimenti, è arrivata in altri paesi europei quali Belgio, Spagna, Portogallo e infine, nel 2012, in Italia con il ritrovamento del primo esemplare a Loano (Savona). A fine 2013 la presenza del Calabrone asiatico è stata accertata con sicurezza in Liguria, soprattutto in provincia di Imperia e in Piemonte, nella parte meridionale della provincia di Cuneo. La rapidità di espansione è probabilmente dovuta al trasporto passivo delle regine svernanti, che si rifugiano in materiali di varia tipologia per trascorrere il periodo invernale.
Criticità ed effetti sulle api e l’ambiente
La dieta del Calabrone asiatico è costituita prevalentemente da api preferendo le bottinatrici di ritorno all’alveare. Nelle aree in cui la vespa è presente è facile vederla in volo statico, a zampe aperte, con le spalle rivolte all’arnia in attesa del ritorno della preda. Nelle zone infestate da più anni si contano fino a 10 individui ad alveare che, in presenza di famiglie deboli, non disdegnano di entrare nel nido per catturare le api.
Come le crabro catturano l’ape, la smembrano vicino all’alveare e portano al nido solo le parti più proteiche (torace e addome).
Nelle zone più infestate le api cessano il volo e di conseguenza l’importazione di nettare e polline che porta ad un arresto della covata fino a causare la morte della famiglia o grosse difficoltà di svernamento.
In Liguria è stato osservato dai tecnici delle associazioni apistiche che 3/5 velutine davanti ad una famiglia in piena attività possono arrivare a catturare un’ape ogni 10 secondi (6 api al minuto).
La presenza della Vespa velutina non rappresenta una minaccia solo per le api ma anche per il nostro calabrone che, occupando la stessa nicchia ecologica e avendo una dieta simile, rischia di entrare in competizione con il calabrone asiatico. Non bisogna dimenticare, infine, che la Vespa velutina è un calabrone la cui puntura (dolorosa) può portare crisi allergiche anche letali per l’uomo. La tendenza nel costruire nidi anche al suolo e in ambienti urbani aumenta la possibilità di attacchi di velutina nei confronti della popolazione. In Francia un agricoltore è morto in seguito ad essere passato col trattore sopra un nido di velutina.
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Monitoraggio e metodi di lotta
Le regine rappresentano il target più efficace per il controllo della popolazione di V. velutina. E’ più efficace intervenire in due momenti dell’anno:
1) Nel periodo autunnale quando vengono prodotti i sessuati (regine e maschi).
2) Ad inizio primavera quando le regine svernanti si accingono a fondare le nuove colonie.
Trappolaggio
E’ importante monitorare la presenza del calabrone fin dall’inizio della stagione con la speranza di individuare e distruggere i nidi prima che raggiungano dimensioni notevoli e prima che inizino a nascere le regine che fonderanno l’anno successivo. Si può eseguire un monitoraggio in prossimità degli apiari istallando le tradizionali trappole a bottiglia.
Solitamente all’interno delle trappole si utilizzano esche a base di carboidrati o proteine ma una miscela di sostanze zuccherine e birra chiara al 4,7% di alcool è risultata molto attrattiva per la V. velutina.
Ovviamente le trappole ad imbuto in apiario possono solo parzialmente limitare la pressione di predazione sulle arnie attirando le operaie foraggiatrici di V. velutina, ma l’efficacia nel controllo della popolazione è quasi nulla. Oltre a ciò è importante segnalare la scarsa selettività di questi strumenti che vanno a colpire anche insetti non bersaglio con conseguenti danni alla fauna locale; in particolare altri Vespidae e ditteri (Dauphin e Thomas 2009; Rome et al. 2011).
Lotta biologica
La comunità scientifica da tempo si sta interrogando sul controllo della vespa attraverso l’introduzione di parassiti, parassitoidi, patogeni o antagonisti.
Al momento però sono pochissimi gli studi in merito e l’introduzione o la diffusione di specie per la lotta biologica rappresenta un alto rischio per le specie endemiche (V. crabro). Per questo tipo di approccio è importante conoscere molto bene la specie target; Queste alcune ipotesi formulate dalla comunità scientifica:
1. impiegare patogeni associati al calabrone europeo o all’ape mellifera (vedi Conops vesicularis, Hym-Conopidae – Darrouzet et al, 2014);
2. impiegare parassiti provenienti dall’habitat di origine della V. velutina (Bareogonalos jezoensis);
3. studiare le esperienze di lotta passate contro imenotteri simili come, ad esempio, in Nuova Zelanda dove si è testato l’uso di Sphecophaga vesparum (Hym-Ichneumonidae) contro la Vespula che però ha dato risultati deludenti.
Strategie in atto
La tempestività della reazione è un concetto chiave per una gestione soddisfacente delle specie invasive (Myers et al, 1998). Occorre dunque un’azione sinergica al fine di:
• preparare dei piani di gestione e valutazione del rischio di introduzione da parte dei singoli stati Europei (vedi UK e Svizzera);
• Coordinazione a livello Europeo delle politiche sulle specie invasive. Intensificazione dei controlli doganali
• Finanziare progetti di ricerca per colmare l’attuale gap sulle conoscenze siulla V. velutina
• Strutturare un vero e proprio Progetto Vespa velutina basato sul monitoraggio e il controllo
• Sensibilizzare e informare gli apicoltori, i politici e l’opinione pubblica perché tutti siano a conoscenza del problema.
Dal Parlamento l’impegno al Governo su Aethina tumida (Unaapi)
La Vespa velutina si spinge fino a Savona
Si ringrazia:
Gruppo Vespe, Università di Firenze