La varroa da decenni ci obbliga ad effettuare periodicamente dei trattamenti per mantenere basso il tasso di infestazione del parassita all’interno degli alveari. Luglio è il mese in cui è necessario iniziare ad occuparsi del problema. Fortunatamente, in estate le armi per fronteggiare la varroa sono molteplici, più di quelle disponibili tra autunno e l’inverno.
Di seguito una lista riassuntiva di ciò che possiamo impiegare e con quali tempistiche.
I prodotti di sintesi I prodotti di sintesi apivar, apistan e apitraz sono indubbiamente di facile impiego e non necessitano di interventi sulla colonia (es. ingabbiamento), né attenzioni sulla temperatura esterna come per gli evaporanti. Di contro la durata del trattamento si conclude in un periodo di tempo molto ampio che costringe ad iniziare quando i livelli di infestazione sono ancora bassi attorno o inferiori al 2% e magari stiamo producendo miele (e non si possono impiegare con i melari).
Inoltre utilizzi reiterati negli anni hanno dato origine a fenomeni di resistenza da parte del parassita e si sconsiglia pertanto di impiegare lo stesso principio attivo negli interventi successivi. Non ultimo il loro impiego resta limitato alle aziende convenzionali e il costo molto elevato costituiscono una importante spesa per chi detiene molti alveari.
Evaporanti: : i prodotti evaporanti a base di formico e timolo prevedono un impiego condizionato dalle temperature che nei mesi estivi possono non rilevarsi idonee per garantire una efficacia soddisfacente, possono arrecare un eccessivo disturbo alle api con orfanità e, nei casi più gravi, abbandono dell’arnia. Attraverso gli evaporatori è possibile gestire l’erogazione del formico in tempi diversi potendo smorzare gli effetti collaterali del principio attivo che, pur necessitando di una perizia e professionalità maggiori rispetto ad altri, è l’unico principio attivo che permette di trattare la varroa anche sotto opercolo. Il formico per questa sua caratteristica è un prodotto che permette di completare il trattamento nel minor tempo di tutti gli altri presidi, e grazie a ciò è utilizzabile in caso si riscontrino infestazioni elevate che necessitino di un trattamento il più celere possibile.
È fondamentale tener presente infine che i trattamenti evaporanti, in particolare quelli a base di formico, spingono la famiglia a consumare anche grandi quantità di scorte, si suggerisce a tal proposito verificare le scorte prima del trattamento e integrarle se necessario. Anche alla fine dei trattamenti può riscontrarsi la necessità di intervenire con nutrizioni di soccorso anche con quantità importanti se il trattamento viene effettuato in assenza di raccolti. In caso di raccolti anche modesti i trattamenti a base di evaporanti presentano effetti collaterali meno marcati o trascurabili, e nessun impatto sulle scorte.
L’acido ossalico l’acido ossalico gocciolato rappresenta un metodo efficace svincolato dalle temperature esterne a patto di effettuare l’ingabbiamento della regina per un periodo di 22-25 giorni. L’ingabbiamento non è semplice e deve essere programmato prima che i livelli di infestazione raggiungano livelli troppo alti in quanto i tempi di intervento col principio attivo non sono immediati, salvo non si impieghino tecniche come lo spacco di covata.
Sebbene le armi a disposizione per fronteggiare la varroa sono molteplici non esiste un metodo sicuro né tanto meno risolutivo, del resto, se ci fosse, ne esisterebbe solo uno. Ogni azienda sceglie il trattamento in base ai suoi tempi, alla posizione e tipologia degli apiari ed alle proprie capacità. È indubbio che calcolare bene i tempi di trattamento, facendo attenzione alla reinfestazione, rappresenta una priorità a cui le aziende non possono sottrarsi a prescindere da cosa andranno ad impiegare.
I tecnici Arpat sono a disposizione dei soci per suggerire ed illustrare il trattamento migliore in base alle esigenze del socio.
Giovanni Cecchi
Michele Valleri