Il miele di edera sta diventando un prodotto che, nel bene e nel male, coinvolge e impegna le aziende apistiche toscane.
L’abbandono delle operazioni selvicolturali di pulizia del sottobosco e l’allungamento delle stagioni con autunni sempre più miti, favoriscono le api alla raccolta di questo nettare tardivo che, a causa della sua alta concentrazione di glucosio, tende a cristallizzare nei telaini. Questa caratteristica lo rende un miele di difficile gestione poiché costringe l’apicoltore ad effettuare smielature frequenti estraendo un miele umido che deve quindi essere deumidificato per evitare la fermentazione.
La gestione di questo miele varia molto da zona a zona poiché l’edera, come altre fioriture autunnali (es. corbezzolo) fiorisce prima ad alta quota e successivamente sulla costa; ciò favorisce le api in collina che possono raccogliere il nettare ad inizio settembre con giornate ancora lunghe, calde e meno soggette a precipitazioni. Discorso diverso per l’edera costiera che, fiorendo in ottobre trova giornate più autunnali e api in procinto di affrontare la fase di svernamento.
Nel corso del convegno dell’apicoltura Toscana a Gavorrano (Gr) si è svolta una tavola rotonda tra produttori allo scopo di raccogliere impressioni e modalità di gestione di questo miele.
– Paolo Betti, apicoltore al primo anno di produzione di edera, ha raccolto miele di edera dal primo al 20 settembre sopra i 400 metri. “Man mano che il flusso nettarifero cala si riduce il numero di telaini nel melario intensificando i prelievi ogni 2 giorni. Per deumidificare il miele estratto si utilizza un deumidificatore a dischi da 2,5 quintali marca Giordan.”
– Organizzazione simile anche per l’azienda di Paolo Pescia in provincia di Livorno specializzato nella vendita al dettaglio. “Non facile raccogliere l’edera con tanti alveari in gestione e a fine stagione quando si sente il peso dell’annata apistica trascorsa, tuttavia difficilmente si rinuncia a questo miele sia come monoflora sia insieme al millefiori. Il miele di edera è un ottimo miele ma il consumatore deve ancora imparare a conoscerlo“.
– Azienda agricola la Ginestra, conferitore Conapi: “per la raccolta di edera si utilizzano melari con pochi telaini che vengono prelevati ogni 4-7 giorni a seconda del flusso nettarifero. L’edera viene poi deumidifica utilizzando un deumidificatore a dischi all’interno di una stanza munita a sua volta di deumidificatore.”
– Altri apicoltori si affidano all’ingegno: l’apicoltore Alidiano Bargelli ha realizzato un dispositivo per separare il miele cristallizzato dai telaini. Il macchinario è formato da un fusore per la cera d’opercolo su cui è istallato un piano su cui mettere i talaini. Una resistenza munita di ventola scalderà i telaini fino a quasi 40 gradi, la cera cadendo e rimarrà sulla griglia del fusore mentre il miele verrà recuperato sotto la griglia. Se si lavorano telaini appena prelevati dalle famiglie è possibile estrarre il miele in solo 2 ore salvando anche il telaino.
– L’Azienda agricola la Pollinosa in provincia di Grosseto è socia Conapi. “Conferire il miele di edera non è sempre conveniente perché, non avendo in programma la deumidificazione, si rischia di conferire un prodotto che viene deprezzato perché troppo umido o con una hmf alta. In ogni caso il miele di edera non viene conferito come monoflora ma entra a far parte della categoria millefiori e quindi, anche se conferito asciutto non raggiunge la valutazione di altri monoflora. L’azienda, oltre a produrre miele, è specializzata al conferimento di polline; istallare trappole durante la fioritura dell’edera può ridurre l’importazione di nettare a favore del polline che viene prodotto in abbondanza dai fiori di edera. Tendenzialmente si cerca di non farlo, tuttavia possono capitare annate in cui il flusso nettarifero è talmente alto che, per non intasare il nido, è necessario mettere i melari che poi vengono rapidamente contrifugati.”
Conclusioni
Un’apicoltura tecnicamente ben organizzata e tecnologicamente equipaggiata può produrre miele di edera.
La formula più impiegata dalle aziende consiste nell’effettuare smielature frequenti, ogni 3-4 giorni, e deumidificare il miele estratto attraverso appositi macchinari. Non mancano soluzioni attraverso macchinari alternativi che però hanno spesso come controindicazione la distruzione dei telaini e il rischio di alzare i livelli di hmf se non si controllano le temperature.
Anche un’apicoltura amatoriale o con in gestione poche famiglie può ridurre i tempi di prelievo melari e smielatura arrivando a produrre questo miele ma in questo caso i rischi di avere miele umido o telaini con miele cristallizzato aumentano.