Ad inizio novembre tutto faceva presagire ad uno scenario che vedeva gran parte delle colonie di api in blocco di covata, sfortunatamente il rialzamento delle temperature medie ha drasticamente ribaltato la situazione.
L’inverno tarda dunque ad arrivare e solo i troppo pochi giorni piovosi, fondamentali data l’attuale penuria di acqua, hanno fatto abbassare le medie termiche che comunque restano superiori al periodo.
L’attività di volo delle api, salvo appunto i giorni con presenza di precipitazioni, non si è mai interrotta nelle ore centrali della giornata; inoltre la presenza di fonti nettarifere, non in quantità ma comunque costanti ha stimolato le famiglie a bottinare e, di conseguenza, le regine a deporre.
E’ evidente che in tali condizioni le colonie stanno avendo difficoltà ad andare in blocco di covata.
Ad inizio novembre le regine avevano interrotto la deposizione su buona parte della regione, ma il successivo incremento delle medie nella seconda decade del mese ha fatto riprendere la deposizione. Segnaliamo, in buona parte delle colonie situate in collina, flussi di polline originati dalla fioritura del nespolo giapponese e non rare fioriture di tarassaco che, sebbene non siano sufficienti per incrementare le scorte, sicuramente hanno contribuito a stimolare la covata.
Possiamo affermare che mediamente la covata si limita a “rose” su 2 telaini su gran parte della striscia che va tra i 100 e i 400 metri. Sopra i 600 metri non mancano situazioni di blocco ma mai estese al 100% degli alveari in un medesimo apiario.
Al momento le scorte sono nel complesso numerose, almeno negli areali dove alla melata estiva è susseguito il nettare di edera, ma le deposizione di uova e la continua cura delle larve determina un notevole consumo di scorte che sarebbe stato evitato in presenza di blocco di covata. E’ bene quindi monitorare il peso degli alveari aspettandosi decrementi di peso nel corso del mese.
La permanenza di covata complica inoltre i trattamenti acaricidi per il controllo della varroa in quanto il parassita elude il trattamento se si trova all’interno dell’opercolo.
Per tale ragione non sono poche le aziende che hanno scelto di ingabbiare le regine in modo da poter avere una situazione di assenza di covata per intervenire con apibioxal sublimato o gocciolato.
Ricordiamo che la somministrazione di apibioxal con metodo gocciolato è un metodo che in inverno non è ripetibile e, dato che si vanno a bagnare le api, non sarebbe da impiegare in giornate fredde o intervenendo a fine giornata.
Anche l’ingabbiamento, data la stagione, presenta maggiori accortezze rispetto all’estate:
è necessario calcolare la grandezza del glomere e la posizione della gabbietta in modo che le api non abbandonino la regina per seguire le scorte. Per ovviare a questo problema è consigliabile stringere il nido e/o utilizzare gabbiette più grandi o da telaino in modo che la regina possa seguire il glomere.
Altra possibilità consiste nel rimuovere il telaino con covata o sforchettare quest’ultima e infine gocciolare. Questo metodo risulta molto invasivo in quanto prevede una visita telaino per telaino e lo scuotimento delle api dai telaini che verranno rimossi. Se però si desidera gocciolare con apibioxal, in areali con assenza di blocco naturale di covata e non si desidera ingabbiare, questo risulta l’unico metodo per avere una buona efficacia del trattamento.
Laddove si disponga di un sublimatore non sarà strettamente necessario intervenire sulla regina o la covata, tuttavia saranno da prevedere più trattamenti ripetuti in situazioni di assenza di blocco poiché la varroa potrà, di volta in volta, scampare al trattamento rifugiandosi sotto opercolo.
L’impiego di molecole registrate di sintesi rappresenta l’ultima tipologia di intervento possibile in inverno, ma ovviamente restano i problemi di resistenza.
In conclusione, sebbene la stagione apistica produttiva sia ormai volta al termine, siamo in una fase altamente delicata dove il controllo delle scorte e del numero di api e i trattamenti invernali sono essenziali per iniziare la stagione 2022 nel miglior modo possibile. Tralasciare questi fattori determina un rischio per la sopravvivenza dei propri alveari o, nella migliore delle ipotesi, una situazione di stress con conseguenze calo delle produzioni di miele per tutto il 2022.