Dopo un inizio di stagione nel complesso positivo, dove le produzioni di acacia prima e di millefiori successivamente, sono state diffuse su gran parte della regione, l’inizio dell’estate non pare possa suggerire raccolti importanti.

Tale fenomeno era prevedibile ed è da ricondursi al perdurare della siccità e delle temperature medie nettamente sopra media che stanno debilitando le piante e di conseguenza l’intero settore agricolo.

 

Con tali premesse ovviamente la fioritura di castagno non ha fornito buone rese nettarifere, ciò è un peccato perché questa specie arborea, anche nelle ultime annate negative, era stata forse l’unica ad alzare le medie produttive e far quadrare i bilanci (si fa per dire) delle aziende apistiche.  

È presto per avere un dato produttivo concreto ma le medie sono molto inferiori al melario negli areali produttivi di bassa quota, dove il castagno è fiorito in largo anticipo e per breve tempo; meglio in quota, dove i boschi di castagno hanno sofferto meno il caldo anomalo ed hanno giovato di una maggior umidità atmosferica. Tendenzialmente le medie in Appenino e nel Casentino si aggirano sul melario con picchi di 15-20kg ad alveare in stazioni vocate in versanti umidi. Rispetto allo scorso anno, dove il castagno è risultata l’unica produzione accettabile, le rese 2022 hanno visto un calo del 20-50%.

Anche il polline ha reso molto meno, come per il nettare il caldo e il secco non hanno agevolato la produzione ed inoltre le palline di polline raccolte dalle api erano di dimensioni talmente ridotte da passare facilmente dai fori delle trappole.   

La quasi totale assenza di precipitazioni e il caldo torrido non hanno comunque ostacolato la produzione di miele post acacia in collina e in quota (per gli areali costieri e di pianura c’erano poche speranze): è stato raccolto in buona parte della regione del miele millefiori in cui spicca una buona presenza di melata anche con rese superiori al melario. Il tiglio nei centri urbani ha sensibilmente sofferto le temperature e difficilmente è stato possibile produrre questo monoflora che è stato sporcato dalla solita melata e dall’ailanto solitamente più tollerante nei confronti del caldo, anche in questi areali le rese sono di un melario o superiori.

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Ormai anche gli ultimi fiori di castagno in alta quota sono caduti e gli ultimi raccolti disponibili saranno le melate e il girasole.

Tuttavia, dato il perdurare delle condizioni meteo pare difficile sperare in ulteriori importazioni, anche in quota dove la melata di abete, seppur presente sulle piante, non pare venir importata dalle api.  

Con tali premesse è evidente che stiamo entrando in una porzione di stagione molto complessa dove verosimilmente mancherà importazione per diverse settimane.

 

Per tali ragioni da fine giugno sta diventando complesso visitare gli apiari a causa del saccheggio e, anche se al momento le colonie hanno nel nido un discreto quantitativo di scorte, è probabile che nel mese di agosto molte aziende dovranno nutrire gli alveari e farlo col la massima attenzione.  

In tutta risposta a tale scenario le aziende stanno approfittando la fine dei raccolti per effettuare i monitoraggi e ingabbiare le regine per prepararsi ai trattamenti estivi contro la varroa.

Dal confronto con le aziende e dai primi risultati dei monitoraggi sul livello di infestazione della varroa, che saranno condivisi ed elaborati dal Crt Unaapi, si notano risultati molto eterogenei: infestazioni contenute negli sciami e nelle famiglie salassate o stanziali in quota, mentre in pianura le colonie non sciamate non sottoposte ad interventi di lotta biomeccanica hanno infestazioni tali da imporre trattamenti nel breve periodo.

In ogni caso attrezzarsi in tempi brevi per effettuare i trattamenti può si esporre a fenomeni di rinfestazione ma permette di avere più margine di intervento per misure correttive quali sostituzione delle regine e preparazione all’invernamento.