ape logoCome ormai da più di trent’anni il convegno di fine anno dell’apicoltura Toscana rappresenta un ottimo momento per salutare la stagione apistica conclusa e per parlare delle tematiche che caratterizzeranno la prossima.

Dopo i saluti dell’assessore il convegno si è aperto con un focus sulle produzioni di miele Toscano e Italiano. La scarsa produzione di miele in Toscana è da ricondursi principalmente a due fattori di origine climatica: la gelata di fine aprile che ha compromesso le fioriture primaverili tra cui l’acacia e l’ailanto, e il perdurare della siccità che ha fatto crollare le produzioni nella seconda parte di stagione.

La media produttiva del miele di acacia in Toscana, sebbene ci siano zone ristrette in cui si è prodotto quasi un melario, si ferma a 5-6 kg ad alveare. Non meglio le altre fioriture di interesse apistico:

sulla: raccolto decimato dall’aridità – 5-6kg/alveare
Tiglio: produzioni vicine allo zero
Girasole: 5-6kg di media mescolato ad altre fioriture
Castagno: Discrete produzioni in bassa quota 300-500 m con 15kg/alveare, ma produzione molto discontinua.
Per avere un quadro più esaustivo sulle produzioni toscane suggeriamo di guardare i nostri Report.

Importante anche il focus sulle produzioni di miele italiano condotto da Simona Pappalardo: sebbene le produzioni siano tutt’altro che soddisfacenti è stato prodotto il miele di agrumi al sud (30-40kg Sicilia e Calabria) e il nord Italia ha avuto, dopo una primavera tragica, una discreta seconda parte della stagione nelle quote più alte nel nord Italia grazie al tiglio e al castagno.

Il ricordo e l’impegno di Marco Accorti per l’apicoltura è sempre vivo anche dopo 5 anni dalla sua scomparsa. La biblioteca dell’isolotto, luogo del convegno, conserva uno scaffale con pubblicazioni e libri da lui raccolti nel corso degli anni e non ci poteva essere cornice migliore per presentare il libro “Giotto Ulivi, prete apicoltore”. Il libro, riprende l’indagine storica di Marco Accorti sul mugellano Giotto Ulivi, prete e apicoltore dell’800 coinvolto in diatribe internazionali attualissime sulla biologia delle api. Giotto Ulivi è stato uno dei padri dell’apicoltura moderna e non ci stupiamo del fatto che Marco sia stato attratto dal suo spirito battagliero, dal desiderio di apprendere e di far conoscere, valori che lo stesso autore ha sempre sostenuto e rappresentato.

A seguire una dettagliata panoramica sulla Vespa velutina da parte della professoressa Rita Cervo con particolare attenzione alla rete di monitoraggio Toscana effettuata dalle 3 associazioni apistiche accreditate (Arpat, Toscana Miele e AAPT), il CREA (Consiglio per la ricerca in agricoltura e l’analisi dell’economia agraria) e le Università di Firenze e Pisa.

L’importanza della rete di monitoraggio in Toscana è essenziale, soprattutto in seguito al ritrovamento del primo focolaio di V. velutina in Toscana. Il ritrovamento a fine giugno di esemplari di V. velutina in prossimità di un singolo apiario sono presumibilmente provenienti da un singolo nido, in località Strettoia (Pietrasanta, LU). Nonostante l’intensificazione della rete di monitoraggio, soprattutto nell’areale del ritrovamento e la predazione da parte di operaie di V. velutina sull’apiario di Pietrasanta non è stato possibile individuare e distruggere il nido.

Pertanto, vista anche la segnalata presenza di V. velutina nella provincia di La Spezia, sarebbe importante iniziare già da fine febbraio 2018 con l’attività di monitoraggio e trappolaggio primaverile per cercare di eliminare le future regine prima della fondazione di nuove colonie.

I tecnici Arpat Giovanni Cecchi e Paolo Piazza fanno parte della rete CRT (centro di riferimento tecnico per l’apicoltura) ed hanno illustrato i lavori condotti nel 2017.
Tra le novità nel campo della lotta alla varroa nel 2017 si ricorda l’impiego dei dispositivi evaporanti a base di apiform60. Il prodotto autorizzato per la lotta alla varroa apiform60 ha un’azione acaricida sotto opercolo ma la sua efficacia è strettamente collegata alla forza della famiglia ed alle condizioni ambientali. In presenza di famiglie deboli e temperature estive troppo alte non risulta particolarmente affidabile ed inoltre è bene considerare la sua pericolosità per l’operatore per contatto e inalazione.
Tuttavia, grazie ai diversi recipienti in commercio l’apiform60 permette un’ampia possibilità di impiego.
I dispositivi evapornti testati dalla rete Crt nel corso del 2017 sono:
Nassenheider professional: dispositivo dotato di un elevato numero di pezzi e di tempi di applicazione lunghi. Questa scarsa praticità viene ripagata da un’autoregolazione dell’evaporazione che lo rende più stabile rispetto ad altri dispositivi e limita i fenomeni di orfanità (le famiglie vanno comunque in blocco di covata).
Ha dato buoni risultati con due somministrazioni ripetute ad intervalli di 14 giorni e si dimostra una soluzione interessante in autunno per far fronte a fenomeni di rinfestazione.

Bioletal varroa formic di Cattapan: si tratta di un erogatore compatto ma che presenta qualche difficoltà nelle fasi di riempimento e posizionamento. Anche il Bioletal non ha dato nel corso delle prove fenomeni di orfanità e rispetto al Nassenheider ha fatto registrare blocchi di covata meno marcati.
Lavora bene con le temperature estive ma paga di efficacia in autunno.

Erogatori a telaio: si tratta di due recipienti da 250 ml istallati su un telaino da posizionare al centro della famiglia per avere un’evaporazione costante.

Sono state fatte inoltre alcune considerazione su gli altri due preparati a base di formico attualmente disponibili sul mercato.
Maqs: il prodotto ha una discreta efficacia (70%) col primo trattamento che poi deve essere ripetuto dopo un mese. Il problema resta l’orfanità che può raggiungere il 40%, specialmente se le temperature sono elevate. Metodi di somministrazione più lievi possono ridurre la mortalità delle regine ma ne limitano anche l’efficacia.
Varterminator: efficacia simile al precedente trattamento ma pare disturba meno le famiglie e le regine. Le problematiche sono per lo più legate al costo e al packacing non ottimale.

I tecnici del Crt sono concordi nell’affermare che se un’azienda arriva in estate con un’infestazione troppo elevata, nessun trattamento è risolutivo e ciò si traduce con una perdita economica (mortalità famiglie, famiglie non produttive) che si può protrarre fino allo svernamento. La strada ottimale che alcune aziende stanno affrontando consiste nel pulire al meglio le famiglie in inverno attraverso ingabbiamento prolungato e ossalico o effettuare trattamenti tampone veloci in stagione (1 o 2 interventi in base all’infestazione): formico, timolo, Apivar.

Il convegno si è concluso con la premiazione del concorso mieli, nonostante un’annata non certo positiva i campioni di mieli presentati si non distinti per qualità e assenza di difetti, ecco i primi classificati:

graduatoriaconcorso2017

buona stagione apistica 2018 a tutti!