Il ritrovamento
Giovedì 27 agosto Giacomo Capitani ha catturato nel centro di Grosseto un esemplare di calabrone che sembrava essere Vespa orientalis. La foto del calabrone è stata postata sul gruppo Facebook “insetti e altri artropodi” e da li la notizia è giunta anche ai soci Arpat e alle università. Per avere un ulteriore conferma il 04/09/20 Il dottor Federico Cappa dell’Università di Firenze e il tecnico Arpat Michele Valleri si sono recati sul posto per rinvenire ulteriori esemplari.
Non è stato difficile confermare la presenza della Vaspa orientalis dove era stata individuata:
nel parco della rimembranza in prossimità di un olmo malato su cui i calabroni si posavano probabilmente per nutrirsi di melata.
Cosa possiamo dire sul ritrovamento in Toscana?
Non sono stati individuati altri esemplari nei cassonetti e nei banchi del pesce nei mercati limitrofi (molto attrattivi per la specie in questione), ciò fa presupporre una diffusione al momento molto limitata nel territorio. Dato però il costante via vai dall’albero tutto fa ipotizzare sulla presenza di almeno un nido destinato ad allevare regine svernanti.
Da dove è arrivata?
Sebbene il nome possa trarre in inganno la V. orientalis è diffusa nel sud est europeo, fra cui l’Italia meridionale ed in particolare in Sicilia. Data la sua presenza nella nostra nazione non possiamo quindi affermare che si tratti di una specie aliena anche se le segnalazioni nel centro nord Italia sono molto recenti. Attraverso il monitoraggio Stop velutina, che ha incluso nelle segnalazioni anche il calabrone asiatico, sono stati osservati degli individui di V. orientalis in tutto il meridione ed anche nel Lazio, a Genova e a Trieste nel 2018. Pare evidente che questa speciie si stia diffondendo da sud verso verso nord anche se nel caso specifico, data la bassa concentrazione di individui, è probabile che sia arrivata attreverso il trasporto di merci.
Può colonizzare la Toscana?
In Sicilia il calabrone non si trova solo sulla costa ma anche fino a 800 metri di altitudine. Pare che non abbia quindi particolari limiti climatici e per tali ragioni non ci sono elementi che possano impedirne una diffusione nel nostro territorio.
La Vespa orientalis è una minaccia per l’apicoltura?
Secondo gli apicoltori siciliani e campani la vespa orientale rappresenta un serio problema per l’apicoltura. Sebbene non sia specializzata nella predazione degli alveari quanto la V. velutina anche la V. orientalis può intraprendere una predazione massiccia ai danni delle api non disdegnando di entrare all’interno dei nidi spopolati per la cattura di adulti e larve. L’intensa predazione concentrata in autunno, costringe le api a non uscire dall’arnia impedendo la raccolta del nettare autunnale essenziale per lo svernamento. Sicuramente, data la presenza massiccia di Vespa crabro in tutto il territorio toscanao, della Vespa velutina nel nord-ovest e adesso della V. orientalis in Maremma le preoccupazioni per le colonie di api nei confronti dei calabroni sono molto giustificate.
Come riconoscerla
Per un occhio inesperto distinguere la Vespa orientalis dal nostro calabrone non è facile.
La V. orientalis è leggermente più piccola (27 mm per la regina e 22 mm le operaie) e per riuscire a distinguerla si consiglia di notare la presenza della ampia fascia gialla disegnata sull’addome che alterna la colorazione bruno rossiccia (la V. crabro tende più al marrone).
Alleghiamo la scheda dell’Università di Firenze per facilitare il confronto tra le 3 specie.
E’ pericolosa anche per l’uomo?
Non disdegna di costruire nidi nei cassoni dell’avvolgibile e di cibarsi sui banchi dei mercati o di spazzatura, le possibilità di entrare in contatto con l’uomo quindi non mancano tuttavia, sebbene appaia aggressiva se minacciata volando intorno alla fonte di pericolo (abbiamo potuto constatare questo comportamento durante il sopralluogo), non ha una spiccata propensione ad attaccare. L’aggressività è maggiore nelle vicinanze dei nidi che, fortunatamente, contano un numero di individui inferiore rispetto a V. crabro e velutina. Tuttavia la puntura, date le dimensioni di poco inferiori al nostro calabrone, è sicuramente molto dolorosa.
Cosa fare adesso
Non sappiamo se il ritrovamento sia un caso isolato oppure se il calabrone si sia insediato ormai da tempo in Toscana.
Nei prossimi mesi avremo il picco di predazione da parte dei calabroni ai danni degli alveari, è opportuno quindi incrementare le osservazioni in apiario e il trappolaggio (già in corso per il monitoraggio della velutina link a come effettuarlo) cercando di fare attenzione nel rilevare individui di V. orientalis e comunicare all’associazione o al sito stop velutina o all’Univeristità di Firenze tutti i ritrovamenti sospetti. Clicca qui per scaricare la scheda di monitoraggio.