Il mese di settembre si è aperto con poche variazioni dal punto di vista climatico: il caldo continua a perseverare con massime ben sopra i 30 gradi e le precipitazioni non sono previste per buona parte del mese. Le minime fortunatamente stanno avendo un decremento ma ciò è facilmente intuibile dall’accorciamento delle giornate che tuttavia, sebbene diano sollievo, tolgono ore lavoro alle api.
I venti, in particolare di grecale, completano uno scenario che rende molto difficile per le api trovare fonti nettarifere.
La raccolta di miele nel mese di agosto (e per gran parte di settembre) è stata dunque particolarmente complessa per le colonie con conseguenti decrementi di peso degli alveari in tutta la regione. Fanno eccezione areali molto ristretti, dove sono entrate la melata di quercia in collina e di abete in Casentino, ma al moemnto non si registrano altre importazioni.
Alla luce di questo prevedibile scenario le colonie hanno consumato le scorte accumulate negli unici 2 mesi di giugno e luglio in cui i raccolti erano stati accettabili: nelle zone vocate a trifoglio e millefiori in pianura e il castagno in media collina. L’impiego di scorte ha permesso alle regine di incrementare la superficie di covata ridotta in seguito ai trattamenti (ingabbiamento in particolare) e al gran caldo che, un po’ come nel sud Italia e isole ha limitato la deposizione.
E’ fondamentale al momento verificare che le colonie abbiano numerose operaie e una buona superficie di covata in quanto le api nascenti saranno le bottinatrici per gli ultimi nettari di stagione o, se abbiamo deciso di lasciare le api in montagna, saranno le api destinate a svernare.
Sta finalmente iniziando la fioritura dell’edera in quota (come molte piante autunnali che fioriscono prima in montagna) e ciò permette una buona dose di nettare e polline essenziale per questa fase di preinvernamento.
È molto importante saper gestire il flusso di questo nettare in quanto, se le condizioni sono favorevoli, può intasare i nidi impendo alle regine di avere spazio per covare. Non mancano le aziende che approfittano del nettare di edera per allargare i nidi e far costruire i fogli cerei, ma ovviamente, dato le notti più fresche, è necessario valutare attentamente se intraprendere tali operazioni.
Ricordiamo inoltre che il nettare di edera cristallizza in una massa compatta non facile da sciogliere in inverno per colonie piccole posizionate in climi rigidi, è quindi necessario valutare la varietà di scorte e la forza della famiglia in seguito alla conclusione di questo raccolto.
Negli areali dove mancano le tipiche fioriture autunnali come edera e inula sarà indispensabile nutrire con sciroppi densi e canditi per garantire un accumulo di scorte sufficiente per l’invernamento.
Anche se i trattamenti estivi sono conclusi da tempo è necessario mantenere alta la guardia su possibili fenomeni di rinfestazioni di varroa nel breve periodo. Si raccomanda gli apicoltori di monitorare il livello di infestazione e, qualora si riscontrassero brutte sorprese, valutare un intervento tampone per arrivare ai trattamenti invernali con un carico di varroa non eccessivo.