Esattamente come era successo 2 anni fa, il 6 aprile le temperature sono scese sotto zero in gran parte della regione.
Fortunatamente le minime sono state assai più contenute rispetto al 2021 ma tuttavia non sono mancati picchi in negativo in vallate centrali come, ad esempio, -6 gradi a Gaiole in Chianti.
Il freddo ha quindi colto l’acacia con i primi germogli in gran parte dell’areale toscano ed è quindi possibile che avremo delle ripercussioni sulla produzione di nettare negli areali interni più freddi e umidi dove già si vedono alcuni germogli bruciati dal gelo. Purtroppo ci arrivano foto di boccioli bruciati da molte zone, in particolare dal Mugello, Valdarno, Chianti senese e fondovalle pistoiese ma, almeno in una prima analisi il gelo non sembra aver colpito tutte le piante.
Sulla costa e sulle isole il clima è stato meno rigido ma anche in questi areali il vento incessante, con conseguente crollo di umidità atmosferica, non ha giovato la raccolta di nettare.
Nel complesso possiamo tranquillamente osservare che, dal punto di vista climatico, si stia verificando il peggior scenario possibile per l’allevamento delle nostre api grazie a 3 principali fattori di disturbo: gelate tardive, piogge insufficienti e venti incessanti. Fortunatamente nessuno di questi 3 eventi è stato intenso come in passato e ciò ha dato nel complesso la possibilità alle api di accrescersi e importare nettare. Purtroppo il perdurare del freddo notturno e del vento rendono ancora oggi il bilancio tra importazione e consumo in pareggio e non è facile avere le api a melario.
Sempre a causa delle basse temperature le operazioni di costruzione della cera da parte delle api risultano lente e difficoltose, così come la fecondazione delle regine e la maturazione dei fuchi. Non deve essere quindi una sorpresa se per queste ragioni l’impulso sciamatorio delle colonie è ancora contenuto, anche se non mancano le prime segnalazioni di sciami.
Le previsioni confermano il trend di temperature in linea col periodo (quindi non calde) e tempo finalmente un po’ più instabile. Sembra quindi una primavera, almeno quella a cui ci siamo abituati negli ultimi anni, in parte rimandata dove il progredire delle fioriture di interesse difficilmente potrà essere sfruttato appieno per produrre miele.
Le operazioni del mese sono mirate alla preparazione delle colonie per il raccolto, il bilanciamento, la creazione di sciami, la produzione di miele e il controllo della sciamatura.
E’ ovvio che con l’attuale contesto meteo è necessario prestare la massima attenzione alla gestione del nido che, in nessun caso, dovrà essere sbilanciato o composta da un numero esiguo di api o di scorte.
L’errore che spesso si compie in questo mese consiste infatti nell’allargare precocemente (magari con fogli cerei) le colonie e creare nuclei troppo deboli con eccessiva covata non opercolata con conseguenti patologie tipiche della stagione come la covata calcificata.
E’ inoltre fondamentale un costante controllo delle scorte; le colonie tendono infatti a consumare molto nettare in uscita dall’inverno e ciò può provocare scompensi in concomitanza di giorni di freddo, maltempo e periodi con assenza di fioritura causa danni da gelo.