L’autunno rappresenta il periodo in cui le colonie accumulano le ultime scorte e si preparano per affrontare l’inverno.
Negli ultimi anni, anche a causa di estati sempre più calde e siccittose, i mesi di settembre e ottobre sono divenuti cruciali per fornire un considerevole flusso nettarifero per le colonie.
Di fatto si fa ormai molta fatica a definire conclusa la stagione apistica ad ottobre, sia perché le temperature sopra la media hanno allungato i giorni di volo per le api, sia perché fioriture, un tempo trascurate, sono oggi fondamentali per la fitness della colonia.
Dato il clima, che ha visto l’alternanza di piogge e temperature molto variabili, inula ed edera le principali fonti nettarifere del periodo, hanno avuto
una fioritura molto lunga che si è protratta a cavallo dei mesi di ottobre e settembre.
Nonostante una disponibilità di nettare prolungata nel tempo sono stati pochi i giorni in cui le api hanno potuto bottinare quantità utili ad accumulare scorte (almeno 400 – 500g/giorno). Il 30 settembre nella provincia di Firenze, ad esempio, il volo intenso era paragonabile ad una bottinatura primaverile mentre nella provincia di Pisa alcune aziende hanno tolto gli ultimi melari la seconda settimana di ottobre.
Restano comunque molto poche le aziende che si sono cimentate nella produzione di edera, ovviamente le difficoltà nel produrre questo miele non incentiva gli apicoltori a raccoglierlo, inoltre le colonie sono in genere uscite ridimensionate di numero e di scorte dall’estate e spesso non era opportuno raccogliere nettare autunnale.
Difficile quindi fare una stima delle medie produttive, le poche aziende che hanno avuto un raccolto abbondante sono state quelle che avevano apiari forti in zone in cui le fioriture sono coincise con giornate di bel tempo.
Sono ancor meno le aziende che hanno prodotto polline autunnale, le frequenti precipitazioni e la conseguente umidità atmosferica non avrebbero permesso la raccolta del polline ad una percentuale di umidità accettabile.
Si registra infine una vistosa fioritura di corbezzolo, si tratta di un monoflora quasi sempre improduttivo per la nostra regione tuttavia quest’anno è stato stivato nei nidi di alcuni alveari del senese.
Stato delle famiglie
Il quantitativo di scorte al momento risulta buono in medio alta collina dove le api hanno bottinato in estate (melata e castagno) ed hanno approfittato dell’edera prima dell’arrivo del maltempo. Nelle zone in cui le api hanno sofferto la mancanza di scorte estiva e/o sono uscite debilitate a causa della varroa, le colonie difficilmente avranno potuto incamerare un quantitativo sufficiente di scorte per lo svernamento.
Per queste ragioni non sono pochi gli apicoltori che si sono attrezzati per la nutrizione con sciroppo concentrato e se non lo hanno fatto si stanno adesso attrezzando col candito. Le temperature ancora miti, tuttavia, permetterebbero ancora nutrizioni con sciroppi concentrati più efficienti da impiegare per costituire le scorte invernali degli alveari in breve tempo.
L’abbassamento delle temperature e la diminuzione delle ore di luce stanno influenzando le colonie a ridurre la superficie di covata, si iniziano a vedere i primi blocchi in alta quota ma è comunque ancora presto per poter vedere situazioni di totale assenza di covata. Mediamente si conta in collina una covata che copre non oltre il 40% del telaino estesa su massimo 2-3 favi.
Operazioni da fare
Si entra nella fase di invernamento è quindi necessario valutare se le nostre colonie saranno in grado di passare l’inverno.
Non disperdere il calore della colonia
posizionare le porticine invernali
mettere i vassoi
stringere le famiglie
Valutare la forza della famiglia
le colonie sono sufficientemente numerose per passare l’inverno? Se non in grado riunirle solo se si è sicuri che non vi siano patologie. Si ricorda che la valutazione deve considerare anche il luogo in cui le api svernano.
Hanno ancora molta covata e possono ancora incrementare di numero?
le colonie hanno abbastanza scorte per passare l’inverno?
In queste ultime visite è possibile osservare i nidi prima dell’inverno, è un momento importante per osservare la presenza di patologie nella covata.
– Il carico di infestazione che si riscontra in questo periodo non è elevatissimo ma non mancano apiari con infestazioni ancora importanti.
-Notevole importanza va data alla valutazione del carico di infestazione da varroa dei nostri alveari, che ci dà indicazioni utili su come sono andati i trattamenti tampone estivi permettendoci di accorgerci di eventuali errori. La conoscenza del carico di varroa permette anche di scegliere i trattamenti invernali i tempistiche più adeguate a ripulire le famiglie dalla varroa in funzione anche della strategia per la stagione successiva.
Luogo di svernamento
Purtroppo non è più sufficiente valutare l’apiario solo in funzione delle caratteristiche apistiche, è necessario basarsi anche sulle caratteristiche di viabilità e di sicurezza in funzione di eventi climatici estremi. Purtroppo gli attuali trend climatici stanno causando notevoli problemi all’apicoltura, non ultimi i danni causati da eventi estremi come alluvioni e forti raffiche di vento. E’ sempre importante valutare bene della sicurezza della zona in cui si tende a posizionare gli apiari ma in inverno sono necessari accorgimenti supplementari.
-La postazione deve essere soleggiata ma possibilmente non esposta a venti
La viabilità nel periodo autunnale e invernale riveste un ruolo importante. Il periodo dell’anno è caratterizzato da abbondanza di precipitazioni che possono compromettere le condizioni del fondo rendendo inaccessibile l’apiario ai mezzi per periodi prolungati. L’impossibilità di accesso può creare notevoli problemi nel rispetto delle tempistiche di realizzazione dei trattamenti e nelle visite di fine inverno per le nutrizioni d’emergenza.
-Crinali o aree ventose saranno da evitare, al fine di evitare rischi di scoperchiamento o ribaltamento degli alveari. In apiari posizionati in aree esposte ai venti andranno predisposti quantomeno supporti degli alveari con ancoraggi o zavorre. Attenzione alle piante d’alto fusto presenti soprattutto già evidentemente danneggiate o morte, che potrebbero crollare o spezzarsi in condizioni di venti forti, danneggiando gli alveari sottostanti.
-Dal punto di vista idrogeologico in zone vicine ad i corsi d’acqua, visti i fenomeni eccezionali sempre più frequenti, si consiglia quantomeno di informarsi sulle piene avvenute nella zona e mantenere una maggiore rispetto alle zone già allagate in passato. Nel caso non si possa cambiare posizione alla postazione in zone dove non si prevede che l’eventuale corrente sia importante tale da muovere i supporti, potrebbe essere utile realizzare banchette più alte. A tal proposito rinnoviamo l’invito a tutti ad aiutare gli apicoltori che hanno subito allagamenti attraverso il segente link.