smielaturaLe produzioni toscane di miele di castagno sono circa di 15-18 kg a famiglia. La media include zone dove sono stati raccolti in media 20 kg come la montagna pratese e parte dell’Appennino sui 500 metri e aree dove non si arriva al melario. Difficile affermare quali sono state le zone più produttive in quanto l’importazione, anche in piccole aree, è stata molto discontinua: a Pontremoli e nel Casentino, ad esempio, ci sono aziende che hanno raccolto in media 20kg e altre che non sono andate oltre i 7kg ad alveare.

Le produzioni di polline di castagno sono meno della metà rispetto allo scorso anno.

Se le aziende in collina possono smielare del castagno gli apiari in pianura e sulla costa soffrono più degli altri il perdurare della siccità.

Gli apicoltori che praticano nomadismo hanno preferito spostare le api in quota sul castagno e in pochi hanno investito sulla produzione di miele di girasole. Questa scelta deriva sia dall’assenza di precipitazioni sia dall’ormai diffusa usanza di usare coltivar di girasole non nettarifere.

Secondo gli apicoltori che hanno gli apiari sulle colture estive come girasole e erba medica pare che le api non stiano producendo.

Le superfici a coriandolo che gli anni passati avevano fornito nel senese un buon quantitativo di nettare, si sono sensibilmente ridotte e non si registrano produzioni di questo monoflora.

Totalmente assente la melata che al momento in Toscana è stata raccolta solo in concomitanza con la fioritura del tiglio nelle città.

Rispetto alle altre regioni le produzioni toscane, insieme ad altre regioni del centro Italia come Lazio e Emilia Romagna, sono tra le peggiori d’Italia.
Se il sud ha potuto vantare di ottime produzioni di agrumi (anche 30kg a famiglia) e il nord, sebbene non abbia prodotto acacia, ha potuto contare sui nettari di alta montagna (tiglio, rododendro e al momento melata), la Toscana in nessuna zona ha avuto una produzione considerevole di miele.
Alcune zone della Toscana inoltre, a causa della siccità, sono in situazione critiche: in Maremma e nel senese le uniche (scarse) produzioni sono state a primavera.